“Amici volontari e volontarie e tutti voi, uomini e donne, che avete dato e date alla Croce Rossa Italiana la possibilità di essere sempre e ovunque presente al fianco di chi chiede aiuto, di chi soffre, di chi teme per la propria vita.”
A voi rivolgo il mio augurio per le festività di fine e inizio anno. Un momento in cui vogliamo che la felicità e la serenità prendano il sopravvento su ogni altra cosa e in cui anche la sofferenza e il dolore sembrano lontani.
E proprio per questo la nostra presenza, il nostro lavoro, la vostra dedizione assumono in questi giorni un significato ancora più profondo. Lontano dalle vetrine illuminate, lontano dalle tavole imbandite, lontano dai film a lieto fine e anche, purtroppo, lontano dall’attenzione, c’è la stessa solitudine, la stessa difficoltà, la stessa angoscia, semmai anche più dolorosa per chi non ha il conforto di una famiglia e di un qualunque altro sostegno.
Gli anziani, i senza dimora, i malati, i rifugiati, tutti i bisognosi, in questi giorni di festa rischiano di essere dimenticati e messi da parte. Non da voi. Non da noi. Non dalle migliaia di persone che, anche in questo periodo sacrificheranno alcune ore o alcuni giorni per garantire il sostegno, la vicinanza o almeno il conforto a quella miriade invisibile di persone alle quali queste piccole felicità sono state negate da una fortuna avversa o dalla crudeltà degli eventi.
Quando ero bambino cercavano di spiegarmi, guardando il Presepe, che persino Dio può essere povero e perseguitato. Mi dicevano: “vedi? Il Dio che si è fatto uomo non ha deciso di nascere in un palazzo fastoso, da genitori ricchi e potenti, tra velluti ed ori, circondato dal lusso. Ha scelto di venire al mondo in una stalla, senza vestiti e senza cibo, da due persone che fuggivano e a cui nessuno voleva dare rifugio”. Guarda – mi dicevano – e rifletti. E cerca la sofferenza negli occhi di chi ti sta intorno e capisci quanto sia importante fare qualcosa, anche di piccolo, per attenuare quella sofferenza. Non guardare con invidia a chi ha più di te, guarda a chi non ha niente. Ringrazia la tua famiglia, Dio o la fortuna per quello che hai e non voltare mai le spalle a chi non ha.
Vi auguro dunque felicità, serenità e un anno migliore di quello che finirà, perché è nella natura dell’uomo guardare avanti e desiderare il meglio per sé e per la propria famiglia, ma come volontario schierato al vostro fianco – in un esercito che porta la vita dove ci si aspetterebbe la morte, la gioia dove c’è sofferenza, la rassicurazione dove c’è la paura, il calore umano dove c’è la solitudine – nel ringraziarvi per le battaglie combattute e vinte insieme nell’anno che sta finendo, ricordo a voi e a me stesso le sfide che siamo pronti ad affrontare nell’anno che sta arrivando, che ci troverà ancor più preparati.
Che la nostra uniforme e il nostro emblema siano ancora di più il segnale del conforto e della salvezza, per un numero ancor più grande di persone. I nostri Sette Principi siano le luminarie, le stelle comete e i doni che abbelliranno, mostreranno il cammino e arricchiranno le nostre vite e quelle di tutti quelli che ci stanno intorno.
Saranno anche per noi giorni di festa: la festa della solidarietà e dell’umanità.